Pillola e tumori

La paura di sviluppare tumori maligni in seguito all’assunzione di ormoni sessuali, per contraccezione ormonale (CO) e terapia ormonale sostitutiva della menopausa, è una delle più importanti cause di diffidenza della donna verso "gli ormoni". Questa diffidenza purtroppo è stata alimentata da una cattiva comunicazione sia dei mass media che da un inadeguato counselling del medico, talvolta determinata da scarsa conoscenza della bibliografia (la scienza medica), talvolta dalla medicina difensiva, ma anche da impostazioni ideologiche contrarie alla contraccezione.

La realtà è che una corretta gestione clinica riduce piuttosto che aumentare la mortalità da tumori. Complessivamente comunque la mortalità delle donne che assumono la pillola è ridotta dell'11%.

Una review molto estesa dei rischi e benefici connessi all’uso della contraccezione orale ha calcolato anche come per un uso della CO di 4 anni si avrebbe una riduzione netta di 4.2 casi di cancro in generale ogni 1000 donne di razza bianca. La riduzione generale sarebbe influenzata dalla notevole riduzione specifica del cancro dell’ovaio (-2.6 donne), del cancro dell’endometrio (-4.3 donne), del cancro del colon-retto (-1.4 donne), su cui si inserirebbe un aumento della incidenza del cancro del seno (+2.2 donne), della portio (+1.4 donne) e, pur minimo, del fegato (+0.4 donne).

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Una premessa è indispensabile: molti studi scientifici sono parziali, vanno cioè ad indagare aspetti singoli di un problema, approccio utile per i medici che integrano le varie notizie bibliografiche, ma pericolosissimo nel caso in cui il singolo aspetto diventi la realtà complessiva. Farò un solo esempio sulla relazione tra contraccezione ormonale e tumore alla mammella: l'assunzione della pillola per almeno 5 anni aumenta il tumore al seno del 24%; questa notizia sembrerebbe consigliare di non assumere la pillola pena l'aumento del tumore mammario. In realtà la pillola non promuove il cancro mammario ma ne velocizza la crescita. La vera conseguenza è che la diagnosi è anticipata, il tumore presenta più facilmente i recettori ormonali, è meno maligno e meno metastatico. La percentuale di donne che muore di cancro al seno rimane invariata. Sembrerebbe che il bilancio complessivo della mortalità sia pari e quindi almeno tranquillizzante. In realtà chi sviluppa tumore al seno ha possibilità aumentate di sviluppare il cancro ovarico, che l'utilizzo prolungato di pillola (fino a 12 anni) riduce fino all'80%. Tenendo conto che non c'è ancora la diagnosi precoce del cancro ovarico, assumere la pillola determinerebbe una diminuzione della mortalità.

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I dati a cui questo articolo fa riferimento sono pubblicati sulla rivista ginecologica di maggiore diffusione (13.000 copie inviate a ginecologi ospedalieri territoriali e medici di medicina generale (MMG) della SIMG la più grande società scientifica dei MMG): "Contraccezione, sessualità, salute riproduttiva", il cui numero 1 trattò proprio di ormoni e rischio oncologico. La rivista monografica completa è scaricabile da questo link, anche se i dati sono semplificati proprio in questa pagina web.

La review di Arisi (1), corredata da dati recentissimi, riporta dati positivi e complessivamente tranquillizzanti, con evidenza di protezione oncologica nei confronti di ovaio, endometrio, colon e un modesto aumento di rischio per il seno ed un rischio ancora più alto per il collo uterino. Ciò nonostante, anche per il seno e il collo dell'utero, una corretta gestione clinica può contribuire a non aumentare il rischio oncologico anche in questi distretti. Il mio articolo sulla rivista tratta proprio della gestione clinica di questi rischi. 

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