Siamo all’inizio di un lungo percorso di rivendicazione dei diritti umani nel campo della salute riproduttiva. Il Convegno Nazionale CGIL di Milano del 20/2/2004 è solo un punto di partenza. Chiediamo agli operatori di prendere in mano il loro destino lavorativo, ma senza una “forza” delle associazioni, senza l’impegno delle grandi associazioni sindacali, politiche e la partecipazione delle donne, sarà molto difficile un reintegro dei diritti e la reale fruibilità dei servizi da parte della popolazione.
È indispensabile il mantenimento dell’attività di family planning e gestione delle malattie a trasmissione sessuale nei Consultori, gratuitamente per tutte le donne, senza la necessità di documentare alcuna appartenenza al sistema sanitario, con cessione gratuita della contraccezione a tutta a tutta la popolazione indigente, disoccupati, extracomunitari, adolescenti.
Serve soprattutto un riconoscimento del ruolo e dei nuovi compiti della ginecologia medica, per la riduzione delle procedure chirurgiche, con un coordinamento territorio – ospedale - università, che non può rimanere solo sulla carta e che non ha senso rimandare. Sia chiaro però, che senza una reale politica di promozione della salute, il divario in termini di indicatori di salute, fra popolazioni ad alto e basso reddito, aumenteranno. La prevenzione ha bisogno di fondi dedicati. Questo è welfare!
Clinica, diagnosi strumentale, riabilitazione e coordinamento territorio – ospedale, ospedali che si pongono come luogo di cura specialistica e ultraspecialistica. Il sistema ha complessivamente bisogno di fondi, ma può funzionare riducendo le spese, utilizzando intensivamente il territorio come cura primaria, ma soprattutto le enormi capacità inutilizzate di filtro e invio coordinato in strutture specificamente attrezzate.