Questo documento è datato, correlato ad un periodo di iniziativa autogestito, nato da una proposta fatta a Pietro Puzzi (a casa sua in provincia di Brescia), e a Francesco Cardini di Verona, e un gruppo sempre più grande di colleghi e associazioni, che ha portato per la prima volta la CGIL a considerare i diritti della Salute Riproduttiva. L'azione è del 2002 subito dopo il Congresso AGICO del 21/2/2001 a Milano, sulla riduzione della isterectomia.
L'ideale di riferimento era un sistema pubblico come quello dei Consultori Familiari e procedure aggiornate e standardizzate, dalla contraccezione in adolescenza, alla gravidanza, alla menopausa. I documenti attuali sono molto più precisi ma dal 1982 a oggi molte intuizioni dei bisogni sanitari per l'area materno infantile sono diventati necessità sempre più reali. Nel frattempo la formazione nelle Scuole di Ginecologia e Ostetricia non insegna il necessario approccio olistico neanche nella propria area specialistica.
Partendo dai diritti sessuali e riproduttivi delle conferenze internazionali e dalle esperienze italiane avanzate, con servizi sviluppati a partire dagli anni '70, si propongono azioni preventive già suggerite dall'Istituto Superiore della Sanità, ma richieste con chiarezza anche dalla SIGO, la nostra società scientifica di riferimento italiano, così sensibile a queste istanze coma dalla FIGO la società internazionale.
Milano Camera del Lavoro 2004
Esercizio dei diritti nella salute riproduttiva, maternità e tutela, allattamento e contraccezione, è anche fruibilità dei servizi. La riduzione delle risorse, sta ridimensionando i consultori senza la necessità di una legge che ne decreti la chiusura, strumento delicato perché prefigura responsabilità politiche dirette (realtà superata dalla legge sui consultori lombarda e la proposta laziale ndr 2010).
Dare risposta ai diritti richiede che vengano affrontate “le doleances” delle associazioni femminili o professionali, rilanciando i servizi e “sanando” le mancanze di personale, strutturali, organizzative, in un contesto di “non finanziamento della contraccezione”, con riduzione delle politiche di promozione della salute con esclusione di intere aree regionali. Tanti anni sono passati dalla legge sui consultori familiari (1975) e ormai è necessario imporre all’agenda politica nazionale, i temi connessi ai diritti femminili, del singolo, della coppia, nel campo dei diritti sessuali e della salute riproduttiva.
AIED, A.Gi.Co., Andria, Consultori Laici Lombardi, FIAPAC, FNCO, IPPF, Vita di Donna, hanno dato vita a un gruppo di lavoro, per promuovere, in associazione alla CGIL, un convegno Nazionale su "Il Ruolo dei Consultori Familiari nel diritto alla salute. Approccio alla persona per la salute sessuale e riproduttiva".
Sommario
1. Contesto internazionale e italiano
2. Diritti umani e tutela della salute. Relazione al P.E. di Anne Van Lancker
3. Necessità di un forum delle Associazioni sulla salute sessuale e riproduttiva
4. Diritti umani e della donna. Cosa non va in Italia?
5. Operatori e specificità del lavoro per la salute riproduttiva
6. Situazione italiana e visione ospedalocentrica
7. Ruolo del ginecologo medico-preventivo pubblico
8. Necessità di una posizione comune tra ginecologi e ostetriche, nella gestione della salute riproduttiva nel territorio
9. L'aggiornamento
10. Le necessità del Piano Obiettivo Materno Infantile (POMI)
Maurizio Orlandella Delegato A.Gi.Co. Lombardia