FNCO. Necessità di una posizione comune per la gestione della Salute Riproduttiva sul territorio

Federazione Nazionale Collegi delle Ostetriche

Se manca attualmente la possibilità di un confronto con associazioni delle infermiere, il confronto con le ostetriche è ben possibile. Se le politiche dell’università degli anni 70-90 hanno agevolato un forte accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, ciò ha avuto degli effetti anche sul sistema sanitario non medico. Il numero di ginecologi ha contribuito a ridurre il ruolo dell’ostetrica nel territorio e nell’ospedale.

Negli ultimi 10-15 anni la realtà della ginecologia territoriale medica e preventiva ha avuto un grande impulso, a causa del fallimento di alcune terapie farmacologiche e procedure chirurgiche. I contraccettivi ormonali, hanno assunto sempre di più il ruolo di prevenzione e terapia nel campo della patologia ginecologica benigna. Si apre la discussione sulla redistribuzione dei ruoli, aprendo i servizi al lavoro riabilitativo, alla gestione della gravidanza fisiologica, alle politiche di promozione della salute per le ostetriche. A tal fine si è aperto un tavolo tra A.Gi.Co. e FNCO. L’A.Gi.Co. propone come base di discussione:

1. la necessità di risolvere la prescrivibilità, per l’ostetrica, delle indagini previste per l’assistenza alla gravidanza fisiologica. È evidente che l’impossibilità a richiedere gli esami penalizza l’ostetrica, che deve sempre dipendere, per la prescrizione, dal ginecologo o dal medico di famiglia. Ciò riduce la possibilità di proporsi come figura professionale specifica per la gravidanza. Il ginecologo dei consultori non si propone di disinteressarsi alla gravidanza fisiologica, ma è ovvio che i nuovi compiti della ginecologia medica spinge ad una distribuzione nuova dei compiti consultoriali. Sempre rimane la scelta della gestante, della o delle figure che la seguiranno durante la gravidanza, anche se inizialmente potrebbe ancora pesare il rapporto medico-paziente che spesso la donna ha già con il ginecologo. Ma la direzione è quella di una sempre maggiore partecipazione dell’ostetrica. Come ginecologi consultoriali, abbiamo riscontrato l’unanimità dei responsabili regionali della nostra associazione a questo approccio e vogliamo che un’altra occasione di ampia discussione, possa  essere il congresso nazionale A.Gi.Co. del novembre 2004, ”Il Consultorio Familiare nella Tutela della Maternità”.

2. Ritiene indispensabile che le due figure sanitarie non mediche del consultorio (infermiera e ostetrica), abbiano la possibilità di cedere la contraccezione post-coitale al levonorgestrel. È assurdo dover attendere il medico per una contraccezione che non ha dato nessuna complicazione grave, specialmente in considerazione di una elevata efficacia della assunzione nelle primissime ore dal rapporto a rischio. Inoltre nel consultorio è garantita la presenza delle figure infermieristiche ma non quella del ginecologo.

3. Compresenza come formazione interna. Visitare insieme una donna in gravidanza può essere particolarmente confortevole ma potrebbe ribadire la mancanza di autonomia gestionale dell’ostetrica. Posta l’utilità occasionale di una co-presenza, si ritiene comunque di adottarla come modalità riconosciuta di formazione interna o di coordinamento fra le figure professionali.

4. Rischi professionali individuali. La gestione dell’ostetrica ripropone il problema della responsabilità professionale, delle assicurazioni, della corretta compilazione della cartella, specialmente se condivisa con il ginecologo.

5. E’ indispensabile l’attività riabilitativa effettuata dall’ostetrica associata alla diagnostica uroginecologica di primo livello. Ogni consultorio può, e quindi deve, diventare un luogo di riabilitazione. In molte città italiane vi sono attese superiori all’anno per un servizio pubblico di riabilitazione, quando disponibile.

6. Ruolo di counselling contraccettivo in assenza di infermiera adeguatamente formata

7. Il ginecologo, richiede la presenza di personale infermieristico con specificità consultoriale. Sarebbe utile avere una posizione comune sull’organizzazione del lavoro in consultorio, in caso di non disponibilità della figura infermieristica.

8. Necessità di programmi di vigilanza anti-isterectomia e aggiornamento comune per svolgere una funzione di filtro, (per es. in caso di anemia o di utero), durante lo svolgimento dei  programmi di screening

9. Ruolo del ginecologo e dell’ostetrica nella diagnostica e terapia riabilitativa in caso di vaginismo

Ad un tavolo successivo, il confronto delle rispettive posizioni, nel tentativo di gestire insieme il cambiamento, nel rispetto dei ruoli, di un lavoro che richieda sempre maggiore professionalità e responsabilità, a entrambe le professioni.

© Maurizio Orlandella 2014