Diritti umani e della donna, cosa non va in Italia?

Quando si devono valutare il rispetto dei diritti sessuali e della salute riproduttiva, purtroppo bisogna diventare un po’ dei tecnici del settore, per percepire il disegno di una politica realmente conservatrice. Soprattutto quando l’attacco è indiretto, non evidente, svuotando progressivamente il ruolo dei consultori, con una difficile fruibilità dei servizi, accentrando il centralino telefonico in una sede unica senza possibilità di consulenza telefonica (l’esatto  contrario dell’esigenza posta dal CED di Milano, sull’importanza vitale della consulenza telefonica. Di seguito un elenco di sintomi di un sistema malato, poco rispettoso della donna e dei suoi diritti.


Ma i consultori non erano gratuiti?

La legge istitutiva dei consultori del 1975 affermava che il consultorio è gratuito, la legge non è cambiata, ma in molte regioni i consultori non sono più gratuiti. Necessita la difesa della legge o un suo aggiornamento e della ripresa dell’argomento da parte del movimento delle donne.


Inadeguata distribuzione dei consultori; Istat e esecuzione del pap-test

L’ultima rilevazione Istat ha evidenziato una grande disparità nel prelievo del pap-test nelle diverse aree del paese. Se il 70% delle donne del nord ha effettuato un pap-test negli ultimi tre anni nel sud la percentuale è del 35%. Inoltre si allontana la proporzione di un consultorio ogni 20000 abitanti.


La contraccezione non è più gratuita. Pillole e IUD

La politica di esenzione delle pillole non è comprensibile; innanzitutto i consultori hanno la funzione di cessione dei contraccettivi ma solo i consultori siciliani hanno dei fondi per acquisto dei contraccettivi da cedere. Dopo documenti a favore delle pillole al levonorgestrel (ritenute dal Ministero più innocue), le pillole al levonorgestrel a basso costo (meno di 2 euro) sono scomparse dal mercato. Sono mutuabili solo pillole a 30 o a 35 gamma di estrogeni, quando l’uso si è in parte spostato verso contraccezione a dosaggio più basso. Non c’è nessun contributo economico per la nuova contraccezione (spirali progestiniche, anelli vaginali e cerotti). Le spirali incominciano a scarseggiare in molti consultori eppure è la contraccezione a più basso costo.


Procedure burocratiche per IVG sempre più complicate; eccessivi ritorni in ospedale pre-IVG

Aumentano i ginecologi obiettori sia negli ospedali che nei consultori; il percorso IVG rimane ancora non organizzato e costringe sempre di più le donne, a ritorni in ospedale preintervento (fino a 4) per la segreteria, per la visita ginecologica, per gli esami del sangue, per la visita anestesiologica.

Per ottenere l’IVG, dopo l’attesa di una settimana per “il ripensamento”, si aggiungono almeno 2-3 settimane, a causa della non disponibilità delle sale operatorie (!) anche nella realtà cittadina milanese, quando dopo la prima settimana dal certificato, l’intervento diventa urgente. Attendere 3-4 settimane per una IVG, costringe la donna a vivere la gravidanza che non vuole, una tortura che sta diventando “legale”.

I periodi di vacanze diventano drammatici per il servizio, con lunghe sospensioni in estate e durante le vacanze natalizie.

L'aborto medico non è ancora disponibile e continuano gli ostacoli ad una sperimentazione italiana

Siamo rimasti tra i pochissimi in Europa, che non utilizzano l’aborto farmacologico, che presenta minori complicazioni e quindi minori effetti sfavorevoli sulla salute e fertilità della donna.

Il Mifepristone (RU 486)  evita il ricorso della donna ad un atto chirurgico, in un percorso che è comunque doloroso, con espulsione del prodotto del concepimento e sanguinamenti.

L'aborto medico non può essere rappresentato come una semplificazione delle procedure per l'aborto, come per renderlo competitivo alla contraccezione, ma un metodo con minori conseguenze per la fertilità successiva. La sperimentazione italiana di Silvio Viale subisce continui rallentamenti, quando la legge 194/78 richiede l’adozione delle soluzioni tecniche moderne disponibili.


Diaframma e spermicida

Il nonoxinolo-9 è stato tolto dal mercato con una serie di strane procedure che hanno costretto una ditta a distruggere 500 milioni di prodotto e l’intenzione di commercializzare lo spermicida in Italia. Lo spermicida è inadeguato per un utilizzo contro l’HIV e non può essere utilizzato in grande quantità. Niente però a che vedere con utilizzo normale di una coppia. Si sino visti danni epiteliali alla mucosa vaginale, dopo un uso di 15 dosi giornaliere nelle prostitute africane! Gli stati europei utilizzano lo spermicida. Di conseguenza è impedito un uso sicuro del diaframma in Italia.

Il costo dei preservativi e la non cessione gratuita in consultorio

Il costo dei preservativi in Italia è elevato ed è difficile trovare distributori automatici lì, dove servono. Non c’è una politica per agevolare l’uso del preservativo e limitate le campagne sui media. Non c’è esenzione sui preservativi e la loro distribuzione gratuita nei consultori è impedita, né sono previste partecipazioni alla spesa (pillole si, preservativi no?). Anche confezioni speciali a basso costo per chi è seguito in consultorio potrebbe essere anche un modo per facilitare l’accesso giovanile nei consultori. Raggiungere l’ideale di una contraccezione efficace associata alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, ove necessario,  è ancora una lontana chimera.


Riduzione progressiva numero dei consultori 1994-2001

Da più di 3000 consultori nel 1994 siamo scesi nel 2001 sotto i 2000. Il trend non si è modificato sotto i diversi governi, anche se la situazione raggiunge livelli critici in alcune regioni governate dalla coalizione di centrodestra. Oltre alla diminuzione del numero, dobbiamo evidenziare il completo blocco degli investimenti o adeguamenti tecnologici.


Le mutilazioni genitali femminili (MGF) e la necessità di progetti mirati

Sono necessari aggiornamenti per il personale e decisioni per una politica nazionale sugli interventi eseguiti in Italia. Deve essere sviluppata una adeguata progettualità nei consultori con elevata popolazione extracomunitaria. Siamo contrari ad interventi chirurgici, anche simbolici, anche se riteniamo che sia opportuno un ampio dibattito.


Violenza sulla donna

Vi sono violenze di umani su umani e vi sono violenze istituzionali, delle leggi, delle burocrazie. Vi sono violenze nell’adolescenza, casalinghe e sessuali. Ma c’è anche la non disponibilità dell’aborto medico, le difficoltà alla prescrizione della contraccezione post-coitale (e gravidanze indesiderate conseguenti), il percorso accidentato per una IVG, assenza di progetti per la riduzione delle isterectomie, regioni italiane ad altissimo tasso di tagli cesarei (>60%!).


La legge sulla procreazione medicalmente assistita

... costringerà le donne a fare ripetuti prelievi di ovuli, avere risultati modesti, moltiplicare le procedure di trasferimento embrionale, non poter rifiutare l’impianto degli embrioni creati con una diagnosi prenatale a cui non seguirà una garanzia di aborto del 2° trimestre, anche in caso di cromosomopatie. Ricordiamo che si può abortire nel secondo trimestre solo davanti ad una certificazione per motivi psicologici, anche se il ginecologo ospedaliero è autonomo nella certificazione di un rischio per la salute psichica della donna.

Il documento SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) denuncia i problemi evocati dalla legge sulla procreazione assistita:

Il diritto all’accesso per i pazienti portatori di patologie cromosomiche è precluso perché l’accesso alle tecniche è permesso solo a pazienti sterili.

Revoca del consenso: il consenso non può essere tolto se è avvenuta la fecondazione, prefigurando un trattamento sanitario obbligatorio; in caso di morte del marito dopo la fecondazione la donna è costretta al concepimento assistito?

Diminuzione dell’efficacia e dei rischi: non si possono creare più di 3 embrioni, con la possibile evenienza di triplicare i cicli di PMA, con conseguente aumento dei rischi per la salute della donna

Diritto a diagnosi pre-impianto. Essendo consentito solo alle coppie con problemi di sterilità, ma non alle coppie con patologie genetiche trasmissibili. Evidente la discriminazione

Fondo per le ricerche per le tecniche di PMA. Essendo la sterilità una malattia, non si comprende perché debba avere un fondo dedicato, magari insufficiente, invece che il sistema a DRG vigente per tutte le patologie.

La nuova legge concede il diritto di cittadinanza all’embrione e vieta le gravidanze surrogate, come in caso di menopausa precoce.


Servizi per la riabilitazione urinaria

Un consultorio con un ginecologo territoriale e l’ostetrica riabilitatrice è di per sé, un’unità di diagnosi e terapia per l’incontinenza urinaria di primo livello. Esiste quindi il luogo e gli operatori, per un servizio diffuso che risponda alle esigenze di 2 milioni di donne in Italia con problemi urinari, costrette a lunghissime code per ottenere terapie riabilitative (più di un anno) e generalmente per non averle mai.

Quali sarebbero gli effetti dell’attivazione del servizio uroginecologico, oltre che la restituzione del lavoro agli operatori? Diminuzione dell’utilizzo di farmaci per l’incontinenza d’urgenza (sono mutuabili solo i farmaci con maggiori effetti collaterali), diminuzione degli interventi chirurgici, migliore qualità di vita per un elevato numero di donne.

© Maurizio Orlandella 2014