Nella precedente legislatura il Prof. Umberto Veronesi tracciava nuovi modelli di assistenza ospedaliera e di integrazione territorio-ospedale. La diminuzione dei ricoveri ospedalieri passa da una ampia gestione clinica a livello territoriale, un alto livello di coordinamento tra strutture sanitarie territoriali e ospedaliere, ricoveri in funzione di diagnostiche complesse e interventi; anche la degenza post-ospedaliera vede l’ampio utilizzo di strutture alberghiere, per la degenza post-intervento.
Non ha alcun senso la presenza in ospedale di ambulatori di primo livello, quando la specifica preparazione e l’alta qualificazione degli operatori ospedalieri deve indirizzare il lavoro verso prestazioni ad alto contenuto tecnologico e rimborsi elevati, lasciando al territorio il resto, più vicino alla popolazione e in un rapporto continuativo.
Di seguito riporto la proposizione dei livelli secondo il POMI vigente. C’è da tener conto il periodo di riferimento del POMI (1998-2000), non ancora rinnovato, e le nuove istanze della medicina territoriale, con esperienze come le inglesi, ove si pone la necessità dell’accorpamento dei servizi per la salute riproduttiva (ostetrica, ginecologo, urologo, andrologo, MTS).
I capitoli di specifico interesse per i consultori sono il 12° in cui si parla dell’attività consultoriale e l’11° ove vengono definiti i diversi livelli dell’assistenza nella salute riproduttiva, che a nostro avviso non risponde alle necessità professionali del ginecologo territoriale:
I° livello rappresentato dalla rete dei consultori per la promozione della salute, la prevenzione e la presa in carico
II° livello rappresentata dagli ambulatori specialistici territoriali o ospedalieri per l’attività’ di diagnosi e cura ambulatoriale
III° livello ospedaliero: Si affrontano la diagnostica specialistica di livello superiore ed il trattamento con adeguate risorse strumentali ed esperienza professionale in merito alla:
- sterilità ed infertilità
- interventi per la patologia ginecologica benigna e maligna
- malattie a trasmissione sessuale
- problemi connessi con l’età’ post-fertile e menopausa
- problemi di ginecologia urologica.
Riteniamo che per il ginecologo territoriale non sia proponibile l’esecuzione delle sole politiche di promozione della salute senza un costante confronto con la clinica, che lo costringe ad un aggiornamento continuo.
L’esigenza quindi è di aumentare la formazione specifica per ginecologi che scelgono il territorio e le modalità mediche e preventive e coordinare tale attività con un secondo livello ospedaliero ultra-specialistico e senza un’attività ambulatoriale di primo livello che non abbia subito un filtro.
Ciò spiega la necessità di avere per il primo e il secondo livello promosso dal POMI un’unica figura professionale.
Si pone anche il problema di un superamento dei contratti attuali che vede ginecologi assunti dall’ASL, che possono essere destinati nelle commissioni invalidi; i ginecologi sumaisti (da contratto SUMAI degli specialisti ambulatoriali) appartengono ad un’area professionale attualmente chiusa, che non prevede nuove entrate nel mercato del lavoro già dal 1992.